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Dove può arrivare la follia dei media?


14 feb, 2024
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Dove può arrivare la follia dei media? L'accusa di schiavitù sessuale e l'ultimo baluardo della verità: la responsabilizzazione
Mentre la nuova serie su Rael, trasmessa in tutto il mondo, è al primo posto tra le più viste e scatena la reazione dei media, è tempo di ricordare i fatti e la verità su alcuni punti sollevati.
Come premessa, va ricordato che "la riduzione in schiavitù e lo sfruttamento di persone ridotte in schiavitù" è un crimine contro la persona, punibile con 20 anni di reclusione in molti Paesi, tra cui Francia e Canada. Non ci sono denunce, indagini o condanne nei confronti del Movimento Raeliano per questi atti odiosi e criminali. Il Movimento Raeliano e il suo fondatore Rael ci ricordano, come fanno da 50 anni, che è fondamentale e doveroso denunciare immediatamente alle forze dell'ordine e alle autorità giudiziarie qualsiasi atto di violenza sessuale di cui una persona possa essere vittima o testimone. Rifiutarsi di farlo in qualità di testimone equivale a non prestare assistenza a una persona in pericolo. In molti Paesi, tra cui Francia e Canada, c'è ancora molto da fare per far sì che le loro voci siano ascoltate dignitosamente.
La filosofia raeliana si basa sul principio della nonviolenza assoluta, che di fatto include il rispetto incondizionato per gli altri, la loro integrità e le loro scelte. Pertanto, anche il loro consenso. Si applica a ogni forma di violenza: fisica, psicologica e sessuale.
È possibile che l'opinione pubblica si sia abituata agli attacchi dei media, che distorcono e diffondono voci sulle donne raeliane e sul loro leader spirituale, ma questa escalation di odio per le minoranze religiose e di ricerca di ascolti ha fatto un ulteriore passo avanti. Sui social media vengono riportate e diffuse affermazioni gravissime da parte di una giornalista che, oltre 20 anni fa, riprese di nascosto un incontro pubblico del Movimento Raeliano, ma venne subito individuata dagli organizzatori. Nell'articolo che venne successivamente pubblicato, ella affermò di essersi "infiltrata" e denunciò l'ipotetica schiavitù sessuale delle donne all'interno del Movimento Raeliano.
A tutt'oggi, in seguito a questa massiccia diffusione di notizie, pochissimi giornalisti hanno avuto il coraggio di fare il proprio lavoro e di attingere informazioni direttamente dalla fonte, in modo da fornire un contraddittorio. Di cosa hanno paura? Di commettere un grave reato: quello dell'esercizio illegale della verità.
La gravità e la portata di questa accusa richiedono un diritto di replica. Occorre sottolineare che saranno intraprese delle azioni legali, in base alle norme vigenti in ogni Paese.
La schiavitù in ogni sua forma, sia essa sessuale o di altro tipo, è ripugnante sia per il Movimento Raeliano come organizzazione sia per ogni singolo raeliano, ovunque egli si trovi. Essa è completamente contraria alla nostra filosofia e ai nostri valori, quali il rispetto di se stessi e degli altri, la nonviolenza assoluta e la responsabilità personale.
Il tema della schiavitù e della schiavitù sessuale non è né banale né divertente e non deve essere affrontato con leggerezza.
Se la persona che denuncia questi crimini è in possesso di prove ed è a conoscenza di casi o fatti riconducibili alla schiavitù sessuale, DEVE contattare la polizia del Paese in cui si trova. Rifiutarsi di farlo, non denunciare alle autorità un sospetto crimine, non fornire prove incontrovertibili, non rende forse la persona responsabile di omessa denuncia di reato? A meno che il suo unico scopo non sia quello di farsi pubblicità, diffamando e discriminando consapevolmente un gruppo e il suo leader.
In ogni caso, la sua responsabilità è notevole: o è a conoscenza dei fatti e DEVE denunciarli, o si assume la responsabilità di accusare le persone dei peggiori crimini, senza prove, come hanno fatto i media nei periodi bui della storia, accusando gli ebrei di crimini infami.
La schiavitù è un crimine e DEVE essere denunciata. Il fatto che l'accusatore non abbia reso questo servizio fondamentale all'umanità, presumibilmente senza rivolgersi alla polizia, la dice lunga sui suoi valori.
È risaputo che la verità raramente fa vendere programmi televisivi o giornali. È quindi allettante aggiungere le parole "sesso" e "schiavitù" per vendere un prodotto che il pubblico apparentemente vuole vedere. È un'accusa invitante per coloro che non ne vedono la gravità.
Se venisse realizzato un servizio su Babbo Natale che rivelasse la verità, chi lo guarderebbe e lo troverebbe interessante?
Ipoteticamente, immaginiamo che per questo reportage fossero state intervistate delle persone infelici o vulnerabili disposte a dichiarare, per qualsiasi motivo, di aver "sentito dire che Babbo Natale possiede delle schiave sessuali, organizza delle orge e ama fare sesso”. Ciò renderebbe il racconto veritiero?
In ogni caso, se viene commesso un reato, è un dovere umano denunciarlo immediatamente alla polizia. "Personalmente, andrei alla polizia entro un secondo e non permetterei mai che una situazione di schiavitù perduri. Fornire prove per aiutare qualcuno che soffre di un crimine a cui posso porre fine o da cui posso liberarlo è un dovere umano", ha dichiarato a un giornalista Glenn Carter, responsabile del Movimento Raeliano del Regno Unito. È ciò che ogni essere umano DEVE fare".
Il racconto di una giornalista relativo a un periodo di oltre 20 anni fa e il suo comportamento in merito sono particolarmente edificanti: cosa ha fatto in tutti questi anni?
Se ha davvero ravvisato una situazione di pericolo, perché non si è rivolta alla polizia e alle autorità giudiziarie?
In questo clima di incitamento all'odio, i media omettono di sottolineare che RAEL non è mai stato perseguito per fatti di tale natura, oppure per altri crimini e reati. Parlando di esilio, gli organi d'informazione e le istituzioni, che rivendicano la propria autorità nella caccia alle streghe anti-setta, vorrebbero forse insinuare che egli sia fuggito?
Questi elementi riflettono una situazione di razzismo religioso e di discriminazione che è ancora diffusa in Paesi come la Francia e il Québec. Insulti e minacce di morte sono stati rivolti ai raeliani e alla loro guida spirituale, e hanno portato all'esilio forzato di membri di minoranze religiose.
Quando vediamo quanto poco sia considerata la vita di un bambino iracheno o palestinese, oppure quella di un migrante che muore nel Mediterraneo, quella di un raeliano e della sua famiglia, agli occhi di molti politici e dei media, conta molto meno.
E che dire del confronto e della libertà di espressione? Delle libertà, semplicemente. Nel 1992, Rael scrisse il libro "Il razzismo religioso finanziato dal governo socialista", in cui descrive la politica inquisitoria di soppressione dei diritti umani in Francia (download gratuito: rael.org/en/ebook/racisme-socialiste).
Siamo dei fanatici della libertà, sì. La filosofia raeliana sostiene la libertà su tutti i fronti, compresa quella sessuale. Soprattutto, incoraggia la libertà di essere se stessi, felici e appagati nella propria sessualità, che si tratti di una relazione aperta, esclusiva, eterosessuale oppure omosessuale, bisessuale, oppure senza partner. Una scelta che è una questione di libertà individuale e di intimità. Tutte le forme di sessualità sono possibili, nel rispetto assoluto delle persone coinvolte nella relazione, del loro consenso e nell'ambito delle leggi vigenti. Queste sono le basi della vera libertà sessuale. Questa libertà include la libertà di avere o meno dei figli, di aderire o meno al Movimento Raeliano, di lavorare o meno nell'industria del sesso, di contribuire finanziariamente o meno, di aderire o meno all'ordine religioso degli Angeli, di abbandonarlo o meno. Si tratta di scelte personali, compiute da adulti consenzienti.
Nell'aprile del 2023, Nicole Bertrand, portavoce del Movimento Raeliano Canadese, ha dichiarato: "Le menzogne diffuse regolarmente dai media, in particolare in Québec, sono numerose: traffico di esseri umani, sfruttamento delle donne, misoginia... solo per citarne alcune".
Il Movimento Raeliano non è al di sopra della legge e le presunte vittime che desiderano testimoniare abusi di qualsiasi tipo sono già state invitate, in passato, a denunciare questi crimini alle autorità competenti. Questa è un'altra occasione per ribadirlo.
La libertà va di pari passo con la responsabilità: denunciare atti riprovevoli, debitamente provati, alle autorità competenti fa parte di questa responsabilità.
Inoltre ricordiamo che:
- Uno dei “testimoni”, Jean Parraga, apparso sul palco di uno spettacolo televisivo - “Ciel mon mardi”, trasmesso nel 1991 - è un violento pregiudicato che è stato abbandonato dalla moglie raeliana e condannato per sfruttamento della prostituzione. La sua lotta contro le “sette” lo ha aiutato a coprire queste attività, creando un'associazione di cui Christophe Dechavanne, il conduttore di questo programma televisivo, era membro onorario. Non si fa menzione di questi fatti né delle condanne che seguirono a questa trasmissione costruita a tavolino, una vera e propria messa in scena. Nella cacofonia organizzata sul palco, chi ha sentito Rael esprimere con la massima fermezza: “Sono d'accordo con voi (nessuno ha il diritto di toccare i bambini)”? Chi ha sentito che i bambini (del “testimone”) sono con la madre (e non nella comunità, poiché non esiste una comunità raeliana)?
A questo proposito, la verità su questa vicenda si trova nel capitolo “I media bugiardi” del libro scritto da Rael e pubblicato nel 1992: “Il razzismo religioso finanziato dal governo socialista” (download gratuito: rael.org/fr/ebook/racisme-socialiste)
- In un caso citato, George Fenech, ex magistrato, ha commesso un errore grossolano: non sono stati due raeliani, ma un cattolico e un raeliano a essere condannati per il reato di stupro di una ragazzina di 11 anni, nel contesto di una serata strettamente privata. Le autorità di polizia e giudiziarie hanno svolto il loro lavoro come dovuto. Ciò non ha nulla a che fare con il Movimento Raeliano e la questione non è stata messa in discussione.
- Filmare le persone in un ambiente privato costituisce una violazione della loro privacy. Purtroppo, resta tutt’oggi difficile ottenere un'ingiunzione per evitare la trasmissione delle immagini. Anche se la vittima ottiene un risarcimento, il danno morale e alla reputazione sono già stati arrecati, perché le bugie dei media rimarranno per sempre nella mente delle persone e avveleneranno l'opinione pubblica, condizionata da questi mistificatori.
- Abbiamo potuto constatare attraverso delle testimonianze che gli "infiltrati" si sono loro stessi prestati ad avere dei rapporti consensuali e che pare abbiano anche apprezzato. E nel caso non fossero stati consensuali, perché aspettare a riferirlo ai loro superiori o a sporgere denuncia?
- Rael non è mai stato indagato o condannato. Tuttavia, nel corso di questi decenni, le autorità non hanno lesinato sforzi con l’obiettivo di smantellare una cosiddetta rete internazionale di pedofilia, che non è mai esistita. Le risorse investite non sarebbero state meglio utilizzate per indagare all’interno della Chiesa cattolica, che conta 216.000 vittime da parte del clero francese e fino a 330.000 vittime per abusi sessuali commessi da laici che lavorano nelle istituzioni ecclesiastiche (cappellani, insegnanti nelle scuole, movimenti giovanili)?
Tutto ciò rende le istituzioni cattoliche le più pericolose nei vari settori, educativi, sportivi...e subito dopo l'ambito familiare.
Su questo argomento, ecco delle informazioni da vedere e rivedere: https://youtu.be/xUiKoQ9Qbt0
Nopedo: La religione raeliana non sostiene la pedofilia
Consultate anche il sito: https://rael-justice.org/
Bernadette Rigal-Cellard, professoressa emerita in studi nordamericani e scienze delle religioni e delle società, porta la sua esperienza sulla questione: il Movimento Raeliano può essere definito una religione? https://rael-justice.org/le-mouvement-raelien-peut-il-etre-defini-en-tant-que-religion/?lang=fr