Un nuovo studio pubblicato in AgBioForum - un giornale di economia e biotecnologie - realizzato da Graham Brookes e Peter Barfoot, due economisti che lavorano nel Regno Unito, ha quantificato gli impatti economici ed ambientali dei raccolti biotecnologici coltivati durante l'ultima decade (1996-2005).
Un nuovo studio pubblicato in AgBioForum - un giornale di economia e biotecnologie - realizzato da Graham Brookes e Peter Barfoot, due economisti che lavorano nel Regno Unito, ha quantificato gli impatti economici ed ambientali dei raccolti biotecnologici coltivati durante l'ultima decade (1996-2005). Ne è emerso che i raccolti biotecnologici hanno contribuito a significativi benefici ambientali, a partire dalla riduzione dell'uso complessivo di pesticidi. E' stata anche osservata una riduzione significativa della quantità di gas serra emessi dalla produzione di grano biotecnologico. Inoltre, i coltivatori che ne hanno fatto uso hanno realizzato un significativo guadagno economico comparato a quello dei coltivatori che hanno piantato invece del grano non biotecnologico. Lo studio ha rivelato che, fin dal 1996, i coltivatori hanno usato quasi mezzo miliardo di libbre (224 chilogrammi per metro) in meno di pesticidi con un grano geneticamente modificato (GM). Una riduzione del 7%. L' "impatto ambientale" globale dell'uso di pesticidi è stato ridotto anche più del 15% in seguito alla coltivazione di grano biotecnologico.
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