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Rael: "La sovrappopolazione è la vera causa del disastro di Fukushima!"


16 mag, 2011
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LAS VEGAS, 9 maggio - In occasione di un recente discorso tenuto in Giappone, Rael, leader spirituale del Movimento Raeliano Internazionale (MRI) - ha commentato quanto accaduto a Fukushima, affermando che il governo giapponese ha commesso un errore a costruire un impianto così vicino all'oceano ed esposto agli tsunami, ma spiegando anche che le autorità non avevano altra scelta, poiché ci sono 120 milioni di cittadini con un fabbisogno di energia da soddisfare.

LAS VEGAS, 9 maggio - In occasione di un recente discorso tenuto in Giappone, Rael, leader spirituale del Movimento Raeliano Internazionale (MRI) - ha commentato quanto accaduto a Fukushima, affermando che il governo giapponese ha commesso un errore a costruire un impianto così vicino all'oceano ed esposto agli tsunami, ma spiegando anche che le autorità non avevano altra scelta, poiché ci sono 120 milioni di cittadini con un fabbisogno di energia da soddisfare.

"Il problema dell'umanità è che abbiamo bisogno di troppa elettricità, siamo in troppi: la Terra è sovrappopolata", ha spiegato Rael.

Il concetto di sovrappopolazione non è nuovo ai Raeliani. Questa minaccia è stata chiaramente descritta nel messaggio che fu dato a Rael nel 1973, quando egli incontrò gli scienziati che crearono la vita sulla Terra, secondo le scritture raeliane.

"Con la nostra attuale tecnologia, la Terra non dovrebbe ospitare più di 3 miliardi di persone. Ma oggi siamo più del doppio", ha sottolineato Rael nel suo recente discorso. "Oggi, quasi tutti i governi del mondo devono essere considerati come criminali, non perché costruiscono impianti nucleari, ma perché continuano ad incoraggiare la gente a fare figli, che andranno a creare un sempre maggior fabbisogno di energia elettrica e, di conseguenza, di strutture come quella giapponese. Il disastro di Fukushima è il risultato della sovrappopolazione!".

Secondo Rael, se ci fossero solo 60 milioni di persone in Giappone, non ci sarebbe stato alcun bisogno di costruire degli impianti così pericolosi, come quello recentemente danneggiato.


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