Questo è quello che Rael insegna da 38 anni: la felicità è una decisione, e si può attivare volontariamente il proprio centro della felicità attraverso la meditazione.
Questo è quello che Rael insegna da 38 anni: la felicità è una decisione, e si può attivare volontariamente il proprio centro della felicità attraverso la meditazione.
Tutti i Raeliani hanno constatato i benefici di un regime di meditazione quotidiana per il loro benessere generale, e le ricerche scientifiche condotte negli ultimi dieci anni confermano che la meditazione induce dei cambiamenti funzionali nel cervello di chi la pratica.
Richard Davidson presso il “Laboratory for Affective Neuroscience”, UW-Madison, uno dei pionieri in questo campo, ha effettuato degli studi sul cervello di un gruppo di monaci tibetani che hanno fatto meditazione per almeno 10.000 ore, e ha mostrato la differenza tra il cervello di un monaco ed un cervello “normale”.
La neurobiologa Sara Lazar del Massachusetts General Hospital, ha anche osservato come la pratica dello yoga e della meditazione influenzi le emozioni ed il processo cognitivo, riscontrando una significativa attività sia nel corteccia prefrontale che nell’insula — una regione vicino alla porzione frontale del cervello — in persone che hanno partecipato ad un ritiro di una settimana di meditazione intensiva.
Tutte queste ricerche hanno effettivamente riscontrato una maggiore attivazione della parte prefrontale sinistra del cervello rispetto a quella destra durante la meditazione, e ancora di più quando la meditazione veniva focalizzata su amore, gentilezza e compassione.
E’ anche comunemente accettato il fatto che le emozioni positive siano associate ad una maggiore attività della regione prefrontale sinistra, mentre le emozioni negative siano collegate ad una maggiore attività nella corteccia prefrontale destra.
Basandosi sul principio che la meditazione porta uno stato di benessere, era ragionevole aspettarsi di vedere una maggiore attività nella corteccia prefrontale sinistra tra chi pratica la meditazione rispetto a chi non la pratica.