Politica

Il nostro sostegno a "Rabbis for Human Rights"


14 ott, 2008
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Rael ha espresso il proprio sostegno al gruppo israeliano "Rabbis for Human Right", guidato dal Rabbino Arik Ascherman che ha condotto un'interminabile campagna volta a persuadere l'esercito e la polizia a rafforzare il diritto degli agricoltori palestinesi a coltivare la propria terra, nonostante i tentativi da parte dei coloni di fermarli.

Jewish ThingRael ha espresso il proprio sostegno al gruppo israeliano "Rabbis for Human Right", guidato dal Rabbino Arik Ascherman che ha condotto un'interminabile campagna volta a persuadere l'esercito e la polizia a rafforzare il diritto degli agricoltori palestinesi a coltivare la propria terra, nonostante i tentativi da parte dei coloni di fermarli. RHR ha fatto un sforzo davvero speciale quest'anno per aumentare il numero dei propri volontari, a causa della crescente violenza che negli ultimi mesi i coloni hanno mostrato nei confronti dei Palestinesi.

Secondo un articolo pubblicato su The Independent, un gruppo dell'associazione fu aggredito l'anno scorso sulle colline a sud di Hebron da parte di alcuni coloni, che spararono dei colpi da una pistola e da un fucile d'assalto M16, nonostante la presenza dell'esercito e della polizia. "Poi, uno dei soldati disse 'guardate, uno di loro sta venendo giù con una brocca d'acqua per te'. Il colono rovescò la brocca su di me. Era piena di escrementi umani".

Il Rabbino Ascherman afferma che a parte un'aggressione notevolmente brutta e violenta da parte di alcuni coloni ad Hebron la settimana scorsa, il raccolto è stato relativamente tranquillo. Ma è appena iniziato. E mentre l'esercito insiste che "si sforzerà" di assicurare un raccolto il più normale possibile, il Rabbino Ascherman sta pensando di rivolgersi alla Corte Suprema a causa di alcune restrizioni che secondo lui i militari stanno ancora imponendo ai coltivatori, anche in delle aree accessibili, secondo un'ordinanza del 2006 emessa dalla Corte.

Alla domanda perché lui ed i suoi volontari s'impegnassero ogni anno in questa rischiosa missione, il Rabbino, nato negli Stati Uniti, ha dichiarato: "Se davvero crediamo ai testi biblici secondo i quali tutti gli esseri umani sono fatti ad immagine di Dio, non dobbiamo parlare ma dobbiamo essere qui ed agire concretamente per difendere i diritti umani". Egli cita anche il "dialogo dei campi d'ulivo" secondo il quale Israeliani e Palestinesi che "devono vivere e morire qui, insieme" non hanno altra scelta se non quella di comunicare, se poi lavorano anche insieme. Penso che questa non solo sia una cosa da fare buona, giusta e da veri Ebrei, ma sia anche la cosa migliora da fare per salvaguardare i propri interessi. Noi sopravvivremo."
Questa è l'Ebraismo che a noi Raeliani piace…