In questi giorni l’Italia intera è scossa dalla sorte toccata al piccolo Tommaso, il bimbo sottratto alla sua famiglia e brutalmente ucciso dai suoi rapitori.
In questi giorni l’Italia intera è scossa dalla sorte toccata al piccolo Tommaso, il bimbo sottratto alla sua famiglia e brutalmente ucciso dai suoi rapitori.
Ciò che accresce maggiormente la rabbia in questa triste vicenda è sapere che il suo carnefice è un recidivo: già in passato si è macchiato di un altro crimine, per il quale è stato condannato in primo e secondo grado a sei anni di reclusione e si attende ora a breve il giudizio della cassazione.
Non è purtroppo la prima volta… Non più tardi di un anno fa Angelo Izzo, condannato all’ergastolo nel 1976 per il delitto del Circeo, è stato l’autore di un duplice omicidio mentre si trovava in regime di semilibertà. E la lista è quasi infinita.
Oggi ci si interroga su un fenomeno, la violenza, che ai più appare incomprensibile e nei confronti del quale ogni tentativo di trovare soluzione sembra vano: alcuni auspicano un inasprimento delle pene, altri chiedono il ripristino della pena di morte, qualcuno si affida alla preghiera…
Le soluzioni finora adottate non si sono rivelate efficaci e non lo saranno in futuro, fino a quando non ci convinceremo a considerare la violenza per ciò che essa è realmente: una malattia.
Alcuni individui non possono esimersi dall’essere violenti e dal rischio di commettere i crimini più efferati: è insito nella loro natura ed a nulla possono servire, evidentemente, misure punitive e provvedimenti provvisori.
Solo quando la scienza avrà messo a punto gli strumenti necessari che ci permetteranno di comprendere l’origine genetica della violenza e dell’aggressività, potremmo allora affrontare e risolvere il problema correttamente, attraverso una terapia mirata.
È necessario quindi sostenere ed incoraggiare la ricerca in questo campo, avvicinando il giorno in cui la violenza potrà essere diagnosticata e curata come una malattia, al pari di altre patologie già note.
Fino ad allora, è indispensabile e doveroso isolare i grandi criminali dal resto della società, impedendo in questo modo che rappresentino un pericolo per altri o che tornino ad esserlo. Ma un isolamento dalla società non dev’essere visto come una punizione. Dev’essere, oltre che un provvedimento di sicurezza, anche un’occasione per curare questi individui malati e donare loro tutto l’amore e l’affetto che non hanno ricevuto nella loro vita, perché comprendano quanto un comportamento violento sia abominevole.
Permettere che un essere “malato” di violenza torni ad integrarsi nella società è un atto irresponsabile che può portare a gravissime conseguenze, oggi sotto gli occhi di tutti.
Nel messaggio che Rael, leader e fondatore del Movimento Raeliano, ha ricevuto dagli Elohim più di 30 anni fa, è svelata la natura genetica e patologica della violenza. Non solo: essi ci raccomandano di non mettere a contatto gli individui che si sono macchiati di crimini particolarmente efferati con i piccoli criminali, in quanto affetti da una malattia potenzialmente trasmissibile.
Chi meglio di coloro che hanno creato la vita sulla Terra e costruito in laboratorio il nostro codice genetico, è in grado di rivelare i meccanismi del suo funzionamento?
Nell’attesa che la scienza confermi ancora una volta i messaggi che Rael diffonde fin dal 1973 in tutto il mondo, a noi la scelta se sostenere la ricerca e beneficiare delle soluzioni che essa ci porgerà su un vassoio d’argento, o affidarci a chi preferisce ritirarsi in preghiera…