La trasmissione televisiva Forum, su Rete 4, offende e diffama i raeliani


18 giu, 2023
 Nessuno    Politica

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Screenshot_2023_06_12_at_7.20.32_PM.png La trasmissione televisiva Forum, su Rete 4, offende e diffama i raeliani: “parole inaccettabili delle quali chiediamo conto”.


Nella puntata della trasmissione televisiva Forum, andata in onda lo scorso 31 maggio, la vicenda oggetto del dibattimento, che ricordiamo essere interpretata da attori, verteva sulla decisione di un padre che, esasperato dal comportamento del figlio, decideva di chiamarlo in causa. Infatti, quest’ultimo rifiuterebbe di lavorare e pretenderebbe di dipendere economicamente dai propri genitori perché, a suo dire, incoraggiato dalla filosofia di vita che ha deciso di abbracciare, quella raeliana.

A prescindere da quanto narrato, di cui non abbiamo alcuna notizia, destano scalpore le parole pronunciate dal giudice Foti, che ha emesso una “sentenza” (più precisamente un lodo arbitrale) le cui motivazioni sono sconcertanti e sulle quali il Movimento Raeliano non ha alcuna intenzione di soprassedere.

Egli ha affermato testualmente che “giova tenere a mente che gli appartenenti a questo gruppo non lavorano, in quanto vogliono e devono essere felici, e dunque si godono la vita non seguendo leggi né usi”. Parole forti di cui il Movimento Raeliano chiede conto.


“Riteniamo sia inaccettabile e fortemente lesivo della dignità dei raeliani il fatto che un uomo di legge si indirizzi in termini così irrispettosi e offensivi nei nostri confronti”, dichiara Marco Franceschini, responsabile nazionale del Movimento Raeliano Italiano. Ci domandiamo da quale fonte abbia attinto le sue informazioni e, soprattutto, come non abbia colto la gravità delle sue affermazioni”.

In Italia, il Movimento Raeliano è ufficialmente riconosciuto come Associazione di Promozione Sociale e ciascuno dei suoi membri può personalmente testimoniare dei benefici che questa filosofia ha apportato nella sua vita.

“Giova ricordare, per utilizzare delle parole tanto care al giudice in questione, che i raeliani sono individui integrati nella società e che contribuiscono attivamente al suo sviluppo, sia lavorando che promuovendo campagne di sensibilizzazione mirate al benessere della comunità e in linea con i cambiamenti epocali che stanno sopraggiungendo”, spiega Franceschini. “Tra queste, una tra le più interessanti e attuali è senza dubbio quella che abbiamo denominato Progetto Paradismo. Attraverso di esso, sosteniamo la rapida implementazione dell'automazione e della robotizzazione in ogni ambito produttivo, tanto da rendere obsoleta ogni forma di manodopera umana e liberare l’essere umano dalla schiavitù del lavoro e del denaro. Nell’attesa che questo accada, utilizziamo (e incoraggiamo a utilizzare) i mezzi che la società odierna ci mette a disposizione per poter essere, quanto più possibile, degli individui indipendenti e realizzati in ogni aspetto della nostra vita. Sostenere il contrario è una menzogna e solo un individuo totalmente disinformato in merito a ciò che sta deliberando può pensare di affermarlo con tanta leggerezza e arroganza”.

Il limite della decenza (e probabilmente della legalità) viene valicato quando lo stesso giudice si esprime in merito al rispetto delle leggi da parte dei membri appartenenti al Movimento Raeliano..

“Militiamo per cambiare le leggi ingiuste e desuete nel pieno rispetto delle leggi attuali, a meno che queste non violino i diritti umani e civili universalmente riconosciuti”, sottolinea Franceschini. “Questo concetto è alla base di uno dei fondamentali valori insegnati dalla nostra filosofia e rappresenta l’antidoto ai grandi crimini commessi nel passato, facendo di noi degli individui completamente responsabili delle nostre azioni. Ancora una volta, ci troviamo di fronte a un totale travisamento della realtà che ci lascia sbigottiti, ma certamente non passivi. Siamo, infatti, disposti a tutto pur di difendere la reputazione dei nostri membri e abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di valutare se sussistano le condizioni per adire le vie legali. Non permetteremo che nessuno si possa sentire in diritto di denigrare impunemente i nostri membri ed equipararli, di fatto, a dei criminali”.

Tali irresponsabili affermazioni potrebbero avere delle conseguenze non trascurabili nella vita di molte persone.

“Egregio avvocato, come pensa che reagiranno nei nostri confronti coloro che avranno assistito alla trasmissione e ascoltato le sue parole?” chiede Franceschini. “Padri e madri di famiglia, cittadini irreprensibili e stimati professionisti potrebbero essere oggetto di scherno, commenti e sguardi da parte di vicini, conoscenti e colleghi di lavoro, ed essere probabilmente costretti a vivere la propria diversità come fosse qualcosa di cui vergognarsi. Evidentemente, ha pensato che potesse essere facile fare audience a discapito di una minoranza religiosa e che a nessuno sarebbe interessato. Si sbaglia ancora una volta, perché a noi interessa! Se in futuro vorrà prendersi un po' di tempo per approfondire l'argomento che pretende di conoscere, invece di cercare popolarità a discapito della reputazione altrui, scoprirà qualcosa di ben diverso da quello che immagina e renderebbe decisamente onore alla toga che indossa. Ma qui stiamo parlando di professionalità e onestà intellettuale. Decisamente cose che ha dimostrato di non possedere”, conclude Franceschini.