Mentre con un nuovo film, colmo di assurdità e bugie, la macchina della propaganda hollywoodiana descrive il futuro della mia città natale, Tehran (capitale dell’Iran), con scenari addirittura più primitivi di quelli vissuti dalla generazione dei miei genitori, tra donne e uomini iraniani di tutte le età si è dato inizio ad un’altra campagna contro l’uso obbligatorio dell’hijab (ndt: velo femminile della tradizione islamica).
Mentre con un nuovo film, colmo di assurdità e bugie, la macchina della propaganda hollywoodiana descrive il futuro della mia città natale, Tehran (capitale dell’Iran), con scenari addirittura più primitivi di quelli vissuti dalla generazione dei miei genitori, tra donne e uomini iraniani di tutte le età si è dato inizio ad un’altra campagna contro l’uso obbligatorio dell’hijab (ndt: velo femminile della tradizione islamica).
“Libertà Clandestine delle donne Iraniane” ("Stealthy Freedoms of Iranian women”) è il nuovo gruppo creato su Facebook, dove vengono postate le foto di coraggiose donne Iraniane che si tolgono il velo in posti pubblici per un breve lasso di tempo. Alcune sono in mezzo alla natura, altre proprio vicino ai cartelli che indicano l’obbligo di indossare l’hijab e altre addirittura accanto alla statua del leader supremo!
https://www.facebook.com/StealthyFreedom
Oltre a postare le foto, le donne hanno anche postato delle frasi sulla loro volontà di vivere in una società libera ed avere la libertà di scelta sul proprio stile di vita.
Ecco uno di questi post:"Non è per niente facile essere definita una puttana solo perché non si indossa l’hijab, e poi essere persino picchiata ed imprigionata! Non è facile dover sperimentare tutti i buoni sentimenti in segreto.
” So che non solo non è facile, ma è oltraggioso!Leggere questa frase mi riporta indietro di sei anni, per le strade di Tehran, quando sono stata brutalmente picchiata ed imprigionata per un paio d’ore, e poi sono dovuta apparire in tribunale, solo per aver indossato un soprabito fino alle ginocchia che era ritenuto troppo corto. (Nonostante portassi i pantaloni sotto!)
Anche il movimento internazionale attivista topless, Femen, sostiene questa campagna di togliere l’hijab, definendola un atto di grande coraggio sulla sua pagina Facebook dove si domanda se il velo può essere ancora considerato una manifestazione culturale. La risposta è ovviamente no, non lo è e non lo è mai stato! Almeno non per la maggior parte delle città dell’Iran.
Nel 1979, dopo che gli Islamisti vinsero e spazzarono via la rivoluzione in cui molti credevano, le donne protestarono per le strade dopo che l’obbligo di indossare l’hijab diventò legge nazionale per le donne, e coloro che protestavano venivano semplicemente chiamate "puttane cortigiane" dai principali mezzi di informazione governativi. La storia quindi si ripete ma deve comunque finire! Nel frattempo, l’ex presidente degli USA, Jimmy Carter, sta prendendo parte alla protesta.
Sta lanciando "una chiamata all’azione” dopo aver viaggiato in più di 140 paesi attorno al mondo ad aver trovato così tante violazioni dei diritti delle donne. Sebbene la maggior parte della gente nel mondo non sia consapevole, molte di tali violazioni avviene proprio negli Stati Uniti, e Carter menziona anche esperienze di violenza verso le donne nella sua stessa famiglia.
Dichiara nel suo audio-book, "A Call to Action; Women, Religion, Violence and Power”, che gli Stati Uniti sono al 23° posto tra le nazioni in tema di uguali diritti tra uomini e donne. Questo dimostra semplicemente, a parte tutto quello che si dice, che l’umanità ha bisogno di una rivoluzione della coscienza di grande portata per porre termine a questo barbarismo e primitivismo dove le religioni giocano un ruolo chiave nel mantenerci in un’era oscurantista.
Tuttavia, il cambiamento è inevitabile.Come guida in un movimento schierato in prima linea nella ricerca del cambiamento e consapevole della reale possibilità da parte dell’umanità di entrare in un’Era d’Oro e creare un paradiso sulla Terra, sostengo pienamente ed attivamente ogni attività di liberazione nel mio paese, e spero che quel paese venga presto chiamato Pianeta Terra!
Negar Azizmoradi, Guida Raeliana, Iraniana rifugiata negli USA