L’Etiopia dovrebbe emettere dei mandati internazionali d’arresto nei confronti dei funzionari inglesi


24 nov, 2008
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Il presidente dell’Etiopia, Girma Wolde-Giorgis, è intervenuto personalmente in una disputa tra l’Etiopia e il British Museums domandando a quest'ultimo la restituzione di un corrispettivo in milioni di dollari e d’importanti manufatti storici che furono saccheggiati in Etiopia nel 1868 dai soldati britannici.


Ethiopia CrownIl presidente dell’Etiopia, Girma Wolde-Giorgis, è intervenuto personalmente in una disputa tra l’Etiopia e il British Museums domandando a quest'ultimo la restituzione di un corrispettivo in milioni di dollari e d’importanti manufatti storici che furono saccheggiati in Etiopia nel 1868 dai soldati britannici. Tra questi, vi sono alcuni tra i più rilevanti tesori religiosi dell’Etiopia - che anche il British Museums è stato d’accordo a non esporre - ma anche gioielli di ogni sorta e la corona reale etiopica.

Stando alla storia, "i soldati britannici massacrarono dopo la battaglia centinaia d’Etiopi mal muniti, per poi ‘fare a gomitate’ per afferrare il vestito macchiato di sangue dell’imperatore, che strapparono dal suo corpo. I soldati saccheggiarono anche il villaggio e la chiesa vicini, ricavandone ‘un’infinita varietà di croci in oro, argento ed ottone’, così come ‘mucchi di pergameneche che testimoniavano l'illuminazione regale".

L’Etiopia dovrebbe emettere dei mandati internazionali d’arresto nei confronti dei funzionari inglesi!

"L’Etiopia, così come tutti i Paesi africani, dovrebbe emettere un mandato internazionale d’arresto nei confronti dei funzionari britannici se questi si rifiutassero di restituire ciò che i loro colonizzatori assetati di sangue depredarono", ha affermato Rael.

Egli ha anche aggiunto che la posizione di molti amministratori di museo, che affermano che tali manufatti debbano rimanere in Gran Bretagna poiché in questo modo il pubblico può ammirarli, è assolutamente incosciente e sbagliata.

"Essi non dovrebbero nemmeno avere il diritto di aprir bocca per giustificarsi in questo modo" ha commentato Rael. "È un diritto fondamentale del popolo africano riavere indietro questi oggetti e di non esporli affatto, se è ciò che decidono di fare. Poiché questi oggetti appartengono loro, è altrettanto un loro diritto farne ciò che vogliono. Non hanno bisogno di spiegare le loro decisioni ai discendenti dei colonizzatori sanguinari. Pensare di avere il diritto di decidere cosa ne sarà di questi oggetti è la prova che l’atteggiamento mentale colonizzatore persiste tutt’oggi tra i britannici".

Rael ha aggiunto che i musei che al momento espongono i manufatti devono risarcire finanziariamente i reali proprietari africani.

"Essi devono riconoscere un considerevole risarcimento in denaro per l'uso illecito che hanno fatto di questi oggetti", egli ha affermato. "Si sono approfittati per anni di questi tesori, facendo pagare dei biglietti d’ingresso per poterli vedere. È ormai giunto il tempo di restituirli. Perciò, oltre al risarcimento per i danni inflitti, dovrebbe esser imposta loro anche un'ingente sanzione pecuniaria per ogni giorno trascorso senza che venissero restituiti".

Rael ha inviato il suo personale sostegno alle alte cariche del Governo etiope, proponendo loro di citare in giudizio i funzionari inglesi. "Esattamente come il Governo francese è stato capace di emettere un mandato d’arresto internazionale nei confronti dei funzionari rwandesi, le stesse leggi internazionali dovrebbero applicarsi a questo caso – poiché trattenere degli oggetti sapendo che sono stati rubati è un crimine internazionale – e l’Etiopia, così come tutti i Paesi africani derubati, non dovrebbe soltanto chiedere un ingente risarcimento per ogni giorno trascorso senza che gli oggetti fossero restituiti, ma anche un mandato internazionale d’arresto nei confronti del direttore del museo per aver accettato dei beni rubati", egli ha concluso.

L’Etiopia è uno dei più antichi Paesi al mondo, nel quale sono state anche rinvenute tra le più remote tracce dell’umanità. La dinastia etiopica ha una diretta discendenza con il Re Salomone e la versione della Bibbia utilizzata in Etiopia, chiamata Kebra Negast, che risale fino al tempo di Re Salomone e la Regina di Seba, è di particolare interesse per i Raeliani, poiché contiene una chiara descrizione delle astronavi utilizzate dagli Dei e dei loro occupanti, i creatori dell’Umanità, come descritti dalla Filosofia Raeliana.