
"Non vi è un diritto all'omosessualità,
che pertanto non dovrebbe costituire
la base per rivendicazioni giudiziali"
Joseph Ratzinger
Sabato 14 gennaio manifestano a Roma migliaia di persone provenienti da ogni angolo d’Italia per ribadire il diritto a vivere le proprie relazioni in modo autonomo e sperare in una legge, il PACS, che non ne faccia dei sotto-cittadini. La maggior parte di essi sono omosessuali, gay e lesbiche, che da troppo tempo ormai rappresentano una voce nel deserto.
Ancora una volta, per l’ennesima volta, sono costretti a rivendicare quello che molti altri paesi hanno già riconosciuto… perché? Osiamo guardare in faccia la realtà.
È necessario risalire alla radice stessa del male per risolvere il problema e non accontentarsi di risposte “politicamente corrette” per poi ritrovarsi a combattere le stesse battaglie.
Perché dei cittadini italiani, uomini e donne, non possono vivere nel loro paese le relazioni che hanno consensualmente scelto e godere di quei benefici a cui altri hanno invece diritto? Perché la scelta della persona con cui condividere vita, amore e beni è considerata un fattore discriminante? Perché esistono delle leggi che limitano questa scelta? Da dove proviene tutto questo?
La causa primaria risiede in quei principi morali che ci sono stati trasmessi fin dalla più tenera età e nell’istituzione che ne è responsabile: la Chiesa cattolica. L’educazione che abbiamo ricevuto ha forgiato le nostre opinioni rispetto a ciò che è bene e a ciò che è male, e la morale cattolica in merito all’omosessualità è inequivocabile. Se poi i bambini di ieri sono i legislatori ed i politici di oggi, nulla di cui meravigliarci…
\"Nel caso in cui si proponga per la prima volta all'Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale\” (Joseph Ratzinger).
Non si potrebbe essere più chiari! Ma com’è possibile che un omosessuale decida di continuare a fare parte di un’istituzione che è responsabile delle prevaricazioni che subisce ogni giorno? Come può ancora contribuire consapevolmente alla forza dei propri persecutori appartenendo a quella stessa Chiesa che lo condanna e lo discrimina? Come può non sentirsi profondamente offeso nel sentirsi trattato come una persona squilibrata, affetta da disordini mentali, malata, da quelle stesse persone che cercano spudoratamente di coprire le malefatte di centinaia di preti pedofili nel mondo intero?
È giunto il momento per tutti gli omosessuali, uomini e donne, di essere coerenti ed abbandonare questa chiesa che parla d’amore ma che fa (e farà) di tutto per relegarli ai margini della nostra società, come fossero degli ospiti indesiderati che si è costretti a sopportare.
E se è il loro sentimento religioso a frenarli, sappiano che ci sono molte altre religioni, cristiane e non, che sarebbero felicissime di accoglierli all’interno della loro comunità, nella quale potrebbero vivere in tutta libertà la propria sessualità. O pensano davvero che Gesù potrebbe riconoscersi nei discorsi aberranti di colui che pretende d’essere il suo rappresentante in Terra?
È giunto il momento che gli omosessuali e tutte le persone libere lascino da parte ogni loro scrupolo ed abbandonino questa chiesa che li umilia.
È giunto il momento che firmino il proprio atto di apostasia, perché le generazioni future non abbiano a soffrire le loro stesse pene e per evitare che siano complici nella violazione sistematica dei diritti umani, i loro…