.

I RAELIANI ACCOLGONO CON ENTUSIASMO LA PRODUZIONE DI CIBO SINTETICO E SI OPPONGONO ALL’AVANZARE DEL “GASTRONOMICAMENTE CORRETTO”
In occasione del Question Time al Senato, che si è svolto lo scorso 17 novembre, il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha espresso la sua opinione in merito al cibo sintetico, dichiarando quanto segue:
“È mia ferma intenzione quella di contrastare in ogni sede questo tipo di produzioni che rischia di spezzare il legame millenario tra agricoltura e cibo. Ritengo che il cibo sintetico rappresenti un mezzo pericoloso per distruggere ogni legame del cibo con la produzione agricola, con i diversi territori, cancellando ogni distinzione culturale, spesso millenaria, nell'alimentazione umana e proponendo un'unica dieta omologata, con gravissime ricadute sociali sui piccoli agricoltori. Il nostro Paese, culla della dieta mediterranea e patrimonio dell’Unesco, sarà in prima linea per difendere il cibo naturale, che è uno dei punti di forza del Made in Italy”.
“Queste affermazioni sono la conseguenza della miopia e della totale mancanza di visione panoramica della nostra attuale classe dirigente”, afferma Marco Franceschini, responsabile nazionale del Movimento Raeliano in Italia. “In primo luogo, stiamo vivendo un'epoca in cui sovrappopolazione, sfruttamento selvaggio delle risorse, inquinamento e approvvigionamento alimentare sono diventati problemi da risolvere in tempi brevissimi e che richiedono strategie globali. Fra queste, anche l'implementazione di tecnologie di produzione di cibo a impatto zero. In secondo luogo, con quale autorità il ministro Lollobrigida si arroga il diritto di decidere cosa un cittadino italiano possa o meno mangiare? Si tratta di una palese violazione delle libertà fondamentali di ciascun individuo. Se il cibo sintetico non è gradito al ministro, la sua personalissima scelta non può e non deve impattare sulla popolazione, che deve poter avere accesso garantito a qualunque cibo essa desideri, non importa come questo sia ottenuto”.
Franceschini entra poi in merito alle motivazioni.
“Affermare che la commercializzazione di cibo sintetico sia il preludio all’introduzione di una dieta omologata è totalmente stupido. La tecnologia, abbinata alla gastronomia, non solo non sopprimerà la varietà del cibo, ma contribuirà a crearne di nuovo. Potremo ammirare colori, forme, dimensioni, profumi, consistenze ma soprattutto gustare sapori più intensi in ogni periodo dell’anno, che sostituiranno sulle nostre tavole cibi insipidi e fuori stagione, dando ancore maggior gusto ai piatti locali e culturali. Potremo finalmente bandire frutta, verdura e ortaggi trattati con pesticidi e diserbanti, così come carni contaminate da antibiotici e ricavate da animali cresciuti in allevamenti intensivi, sottoposti ad inaccettabili livelli di stress e sofferenza”.
Ma le possibili applicazioni vanno ben oltre questo scenario. “Sarà possibile integrare questi nuovi cibi con dei supplementi di vitamine o nutrienti, per permettere a tutte le persone che ne sono carenti di assumerne a sufficienza, come prima non potevano”, continua Franceschini. “Anche dal punto di vista ecologico, la filiera di produzione del cibo cosiddetto naturale ha un impatto ambientale ben peggiore rispetto al suo concorrente sintetico, senza considerare l’aggressivo sfruttamento dei terreni che ne inficia la resa e i costi esorbitanti di trasporto, sia in termini economici che di inquinamento. Ma, in prospettiva, l'implicazione più importante della produzione di cibo sintetico è, senza dubbio, la fine di ogni carenza di cibo e il superamento di tutti i problemi di fame nel mondo. È facile, con le nostre pance piene, fare gli snob, acquistare solo cibi bio e pensare quanto sia meraviglioso ritornare ad antichi metodi di coltivazione. La dura realtà è che la popolazione mondiale ha sempre più bisogno di cibo e che il numero di persone che soffrono la fame ha raggiunto oggi gli 826 milioni, secondo un recente studio delle Nazioni Unite”.
In occasione del Global Forum for Food and Agriculture dello scorso 28 gennaio, è emerso che pratiche agricole non sostenibili, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e la crescita smisurata della popolazione stanno esercitando una pressione sempre maggiore. Un terzo del suolo è già degradato e gli esperti stimano che l’erosione del suolo potrebbe portare a una perdita del 10% della produzione agricola entro il 2050. “Il modello industriale di coltivazione del cibo ha creato sistemi privi di diversità che richiedono enormi quantità di pesticidi e fertilizzanti chimici per mantenere alte le rese”, ha spiegato Koen van Seijen, autore del podcast Investing in Regenerative Agriculture ed esperto sul tema.
“I vantaggi derivanti dalla tecnologia applicata in campo alimentare sono estremamente vasti ed evidenti per colui che è in grado di vedere l’opportunità che gli si presenta”, conclude Franceschini. “Al contrario, rifiutare a priori i benefici della scienza e appellarsi a madre natura non è solo estremamente infantile, ma decisamente ipocrita, dal momento che questi personaggi modificano ogni giorno il naturale corso degli eventi facendo uso di tutta una serie di strumenti che la scienza mette loro a disposizione in ogni aspetto della vita umana, non ultimo quello dell’approvvigionamento, della conservazione e della consumazione del cibo. I raeliani non vedono l’ora di essere i primi a gustare questa nuova varietà di alimenti e di respingere al mittente qualsiasi tentativo di imporre il principio del gastronomicamente corretto”.