Nei giorni scorsi è stato effettuato, presso l’ospedale Sant’Anna di Torino, il primo intervento di circoncisione su un bambino egiziano di 13 mesi.
Nei giorni scorsi è stato effettuato, presso l’ospedale Sant’Anna di Torino, il primo intervento di circoncisione su un bambino egiziano di 13 mesi. L’operazione, eseguita da medici professionisti, ha usufruito dello stanziamento di 120 mila Euro che la Regione ha messo a disposizione per questo tipo d’interventi.
L’assessore alla sanità, Mario Valpreda, ha giustificato ciò dichiarando che in questo modo non si corrono i rischi di un’infezione che potrebbe sopraggiungere se l’operazione venisse eseguita da persone incompetenti ed in ambienti carenti dal punto di vista igienico.
Il Movimento Raeliano (www.rael.org) denuncia questo atto come un’evidente violazione dei diritti umani. La circoncisione rituale maschile deve considerarsi, al pari delle mutilazioni sessuali femminili, un crimine.
Essa è una pratica aberrante in quanto non deliberatamente accettata, imposta a degli individui - i bambini - che non sono evidentemente in grado di intendere e di volere e che ne porteranno le conseguenze per tutta la vita.
Le uniche mutilazioni accettabili sono quelle che hanno una precisa indicazione medica e mirano a mantenere in vita un essere umano o ad evitare un danno peggiore. Nessun altro motivo può giustificare la mutilazione volontaria di un essere umano.
In questo senso, non si è a conoscenza di alcuna motivazione scientifica o esigenza medica per cui si debba rendere necessaria la circoncisione maschile. Essa è quindi da inquadrare nell’ambito della pura e semplice pratica religiosa.
Come possono dei medici professionisti rendersi complici di un atto così lesivo della dignità umana quando il proprio Codice Deontologico vieta loro esplicitamente di praticare forme di mutilazione sessuale e comunque qualsiasi atto o trattamento degradante. Come può una struttura sanitaria pubblica accettare che al suo interno si compiano tali abusi? Come può la Regione Piemonte usare i soldi dei suoi cittadini per finanziarli? Essi non fanno altro che alimentare questa barbarie.
La mutilazione sessuale per motivi culturali o religiosi è inaccettabile. È il retaggio di una cultura primitiva che deve essere messa al bando dalla società civile. Essa è profondamente contraria ai principi ed a valori che il Movimento Raeliano diffonde nel mondo, valori che s’ispirano ad un totale ed assoluto rispetto della persona umana.
Rael, fondatore e leader spirituale del Movimento Raeliano, auspica da tempo, come soluzione al problema, la censura di tutti gli scritti religiosi che incitano alla violazione dei diritti umani. Nell’attesa, egli ha ispirato la creazione di Clitoraid (
www.clitoraid.org ), un’associazione internazionale che raccoglie i fondi per sovvenzionare la ricostruzione clitoridea delle donne africane vittime di mutilazioni genitali (escissione).
I Raeliani italiani chiedono che il denaro pubblico destinato agli interventi di circoncisione rituale venga invece utilizzato per aiutare concretamente coloro che hanno subito danni di questo genere in tenera età, e che desiderano ritrovare la loro integrità fisica, dato che oggi la medicina è in grado di riparare queste mutilazioni. Oggi è possibile, grazie alla scienza, cancellare i danni causati da filosofie e religioni del passato, e questo dovrebbe essere fra le priorità dei nostri governi.